mercoledì 27 gennaio 2010

La mail inviata a Nino D'Angelo


Da: Paolo Sito
Date: 24 gennaio 2010 15.25
Oggetto: Un carissimo saluto
A: fansclub@ninodangelo.com



Non posso definirmi un fan. Più che altro potrei chiamarmi un estimatore.
L'altra sera mi è capitato di guardare su Rai3 la puntata di "Parla con me" con la Dandini dove sei stato ospite.
Devo dire un ospite di gran riguardo anche perché ho trovato la tua esibizione splendida. Intreressante, divertente, simpatica e nello stesso tempo cinica e vera.
Mi sono venute in mente tante cose successe molte anni fa.
Mi sono ricordato quando si andava "aret' a terra" a giocare a pallone e lì a volte si giocava con un certo "Semmenzella" che era poi il cugino di un mio compagno di classe (all'epoca facevo le elementari) che aveva un negozio di scarpe a Casoria in quella che oggi si chiama Via Alcide De Gasperi (sono sicuro che all'epoca non si chiamava così) all'angolo con Via Torquato Tasso. Erano gli anni della nostra gioventù e io devo dire affrontavo quelle giornate con un po' di "affanno". Non sono mai stato uno scugnizzo (nel senso buono del termine). Sono sempre stato "nu buon guaglion". Già da quell'età. A scuola sempre in regola e soprattutto parlavo italiano. Era difficile sentirmi dire una parolaccia ma non ho mai disdegnato di vivere la strada. Ricordo il mio professor De Lucia - maestro della 2 elementare - che consigliava caldamente a mia madre di farmi "andare per strada".e non tenermi rinchiuso in casa. Lui aveva visto giusto: sapeva che la strada era un'ottima scuola. Per questo motivo ho sempre quindi alternato le "buone maniere" (studio, studio, studio) con "la strada". Qualche tiro al pallone (non sono mai diventato un calciatore) qualche gioco con le biglie di vetro (noi le chiamavamo "le palline"), qualche gioco con le figurine (si giocava allo schiaffo oppure a "pahh" soffiando sulle figurine sperando che se ne capovolgessero il maggior numero).
Insomma : ho vissuto.
Sono Paolo Sito e detto così forse ti dice poco. Meglio sarebbe dirti che sono il fratello di Loredana, la moglie di Giancarlo Vinci (grande calciatore: quello si) che probabilmente ricorderai con più facilità. Anche lui, quando ci è capitato di parlare di te, ne ha sempre parlato con piacere e rispetto.
Negli anni 80, quando tu imperversavi con i jeans e le magliette, io frequentavo l'Università. Questo mi ha completamente staccato dal tuo "ambiente". Mi sentivo diverso e non avevo nulla da spartirci. Un po' con la puzza sotto il naso ridevo quindi alle tue imprese senza perdere neanche un minuto a sentire quello che dicevi: per me era spazzatura e basta. Quelli erano gli anni dove tu non eri ancora neanche "in". Figuriamoci se ti potevo considerare "intel". Forse non ti consideravo neanche "intelligente" di sicuro non "intellettuale". Probabilmente mi sbagliavo perché forse già all'epoca tu dicevi qualcosa di tuo e non ti uniformavi allo stereotipo del "cantante delle sceneggiate". Tant'è: ho forse commesso un errore.
Nel frattempo mi sono laureato nel 1986 e dopo appena sei mesi ho lasciato Napoli.
Non ci ho più vissuto a Napoli. Tornato si. Sempre. Renditi conto che da allora il mio barbiere è sempre rimasto a Napoli. Questo fino a due anni fa, anno in cui è morta mia madre (mio padre è morto nel 2004). Da allora mi sono trovato un barbiere a Milano dove vivo dal 1993 (i 7 anni precedenti li ho passati a Roma).
Milano è la città in cui vivo. Non la amo ma non posso dire di odiarla.
Certo per me è un po' dura svegliarmi la mattina ed affacciarmi di fronte al Castello Sforzesco (vivo in pieno centro di Milano, in Foro Buonaparte). Se mi volto a destra vedo la Madonnina, ma ne farei volentieri a meno per poter vedere anche da lontano un po' di mare. In fondo sono napoletano. Orgoglioso di esserlo mi sembra una stronzata.Avrei potuto nascere in qualsiasi altro posto. Questa è l'unica cosa che della mia vita non avrei mai potuto decidere io. Ci pensano i nostri genitori a farci nascere da qualche parte del mondo.
Volevo scriverti invece per mandarti un saluto ma soprattutto per farti i miei complimenti per quello che hai fatto della tua vita e per il coraggio che hai dimostrato. Soprattutto a te stesso.
Forse è anche di me che volevo parlarti.Delle mie "lacrime italiane" (non uso parlare spesso in dialetto e quindi le mie non possono essere definite delle vere e e proprie "lacrime napulitane"). Della mia malinconia - ora non vengo neanche più dal mio barbiere - nello stare lontano. E' possibile che Napoli sia qualcosa in più e che per quelli che ci siano nati non sia solo "la città dove sei nato". Credo che sia una dei posti più belli del mondo. Ho avuto gran piacere quando ho letto su un libro del canadese Will Ferguson (Autostop con Budda) che parla di Giappone che metteva la baia di Napoli tra i tre posti più belli del mondo. Quindi non lo diciamo solo noi. Ebbene da questo posto stupendo io mi sono staccato 24 anni fa sapendo che non ci sarei tornato più a vivere. Vivo quindi questo stato di "traditore" di Napoli anche essendone profondamente innamorato. Io come altri napoletani, non ce ne siamo andati con la valigia di cartone. Eravamo e siamo professionisti e probabilmente oggi avremmo grossi problemi a riambientarci nel gran casino che una città come Napoli comporta. Ti chiedi perché ma sai che è così: è un gran casino. Il casino è anche dentro di noi. Ne sentiamo la mancanza ma ce ne siamo andati Dicevamo che era per il lavoro ma forse siamo scappati. Ci sentiamo dei traditori. Ci fa male sentirne parlare male ed ogni volta che si fa il nome di Napoli al telegiornale ci viene un colpo al cuore perché siamo quasi certi che si tratti di una brutta notizia. Chi siamo allora ?
Potresti scriverci una canzone.
O no ?

Un saluto sincero e riconoscente.

PS: se capiti a MIlano - e so che ci capiti - vorrei avere il piacere di salutarti. Il mio indirizzo è Foro Buonaparte 71 Milano (sotto trovi anche il mio cellulare)
______________________________
Paolo Sito

martedì 19 gennaio 2010

Executive MBA Council Video Contest


Il mio video vince il Silver Award.Secondi al mondo!
Il video da me realizzato e presentato dal MIP al primo Video Contest organizzato dall’Executive MBA Council ha vinto il Silver Award.
A metà settembre il MIP, invitato a partecipare a questo concorso internazionale, ha chiesto l’aiuto dell’associazione Alumni: ho quindi provveduto a montare un video che in poco più di 3 minuti mostra uno scorcio della vita di studenti, alumni e docenti, presentandone il lato serio e quello goliardico.
Tutto raccolto in un video amatoriale, come espressamente richiesto dalle regole del contest, che ha gareggiato con quelli di molte altre Business School internazionali guadagnandosi il Silver Award. Un motivo di orgoglio per la Business School e per il network di Studenti e Alumni e soprattutto per me.

Questa la Classifica finale:

Gold WinnerThunderbird School of Management
Silver WinnerMIP
The Ohio State University
Buona Visione!Un ringraziamento particolare ai miei amici di Oradaria che hanno realizzato la colonna sonora.

Mail inviata al Presidente di ManagerItalia


Date: 17 gennaio 2010 16.48
Oggetto: Il pernacchio di Manageritalia
A: claudio.pasini@manageritalia.it



Egregio dott. Pasini,
Le scrivo in merito al suo editoriale apparso sul numero dello scorso Dicembre del Dirigente ed alla sua sonora pernacchia inviata ai sig.ri Celli e Guidi.
Sonora lo è sicuramente - apprezzo il coraggio da lei mostrato - ed oserei paragonarla al famoso pernacchio (lui lo definiva al maschile) del grande maestro Edoardo De Filippo nel film "L'oro di Napoli" inviato alle orecchie del Duca Alfonso Maria di Santagata dei Fornari..
Lei ha ragione: è indecente sentirsi dire proprio da chi è stato parte attiva di una classe dirigente che ha fatto quello che ha fatto (nel bene e nel male) che l'unico modo per "risolvere" le proprie situazioni è quello di scappare dal nostro Paese. Purtroppo siamo abbastanza abituati a vedere gente che si tira fuori o - e questo è ancora peggio - dice che tutti si comportano in maniera spregevole salvo poi definirsi assolutamente immacolati e vittime del sistema.
Gli articoli comparsi sul suo giornale ne danno una chiara visione.
Il contenuto de "L'etica non è un optional" dichiara che quasi il 90% dei manager italiani non prenderebbe mai una tangente per avvantaggiare la propria azienda ma poi il 67% dice candidamente che il nostro Paese è più corrotto degli altri. Viene da chiederci : ma questi corrotti dove sono ?
Insomma è giusto che lei difenda la categoria - di cui mi sento fiero partecipe - ma sarebbe giusto anche guardarsi un po' in casa e trovare modi (legali, dialettici, etici o chissà cosa) per ripulire la nostra società. Non le pare ?
Voglio solo esprimere il mio apprezzamento ad una persona come lei che non si nasconde e definisce chiaramente i suoi intenti.
Complimenti!Spero di avere in futuro qualche opportunità per collaborare in modo più proficuo con Manageritalia.

sabato 9 gennaio 2010

Di cucina ma non di ricette

Mi piace leggere di cucina. Ma non di ricette. In effetti mi piace leggere anche di quello ma Franca è più portata di me per queste cose ed io cedo volentieri il passo.

Mi piace leggere di questo mondo che appare sempre pieno di luci e di paiette ma poi, a ben guardare, è un mondo fatto di lavoro molto duro, di orari inconcepibili, di vita militaresca e piena di difficoltà (parlo non tanto degli chef - che spesso appaiono come delle vere star - ma di chi opera in sala ed in cucina).


Sto leggendo in questi giorni un libro di Bill Budford (Calore) , giornalista americano, editorialista del New Yorker, che parla della sua scelta di vita di iniziare, ad età "avanzata" di imbarcarsi nel mondo dei ristoranti cominciando, come è opportuno, dalla figura di Chef. Solo che lui inizia da Babbo - rinomatissimo ristorante dalle parti di Washington Square, vicino alla Columbia University, nel Greenwich Village di new York. Budford è letteralmente entusiasta della cucina italiana riconoscendo a questa il primato mondiale di qualità, bontà e originalità. Vi ho trovato la più divertente definizione del ragù (scritto come si scrive in Italia e non alla francese ragout) : "prendere un pezzo di carne e cuocerlo a catafottere". Peccato che manchi un italiano che si sia cimentato in un'opera del genere. Parlare, in un bel romanzo, della vita dietro i fornelli. Dovremmo essere noi a dirlo agli altri: siamo o non siamo i migliori. Forse sono io ignorante ?

Vedremo.

Un'altra lettura interessante e divertente è stata quella di Omelette dove due gemelle hanno raccontato di una ragazza che decide di lanciarsi anche lei nel mondo dei camerieri di un grande ristorante di New York (dice che è una storia inventata anche se - secondo me - non lontana dalla realtà).
Si parla di sala e non di cucina ma le difficoltà e "crudeltà" sono dello stesso genere.

Interessante e divertente.



Qualcosa che va in questo senso, cioè un libro che parla di cucina ma non lo fa illustrando delle ricette, è certamente Davide Oldani ormai mio amico e con il quale ho organizzato una serata presso il MIP per illustrare la sua filosofia Blue Ocean che ha adottato nel progetto della sua attività. Bravo Davide: certamente una persona che guarda oltre. E mi sono piaciuti i suoi due libri (so che in questi giorni sta scrivendo il terzo che invece sarà di ricette) che ho letto prima di incontrarlo e pianificare l'evento presso la School of Management.

Buon appetito a tutti!

lunedì 4 gennaio 2010

Meritocrazia

More about MeritocraziaMi capita di leggere sul numero di Dicembre di BusinessPeople un articolo su Roger Abravanel e mi appassiona il contenuto. In effetti chi ha merito e chi no ?
Come si fa a distinguere i meritevoli da chi non lo è ? Si rischia di creare una "casta" ? Quali sono i parametri "oggettivi" secondo cui una persona può essere definita "meritevole" ?

E' un tema appassionante e mi viene l'idea di coinvolgere Abravanel in un convegno con AlumniMIP. Ci penserò. E vedremo se lui è d'accordo.

sabato 2 gennaio 2010

A serious man

Certo che c'è qualcosa in più. Si vede. Si nota.
Ma n qualcosa che non mi è piaciuto.
Dove è l'ironia del Grande Lebosky !!

A serious man

Anno nuovo: desideri vecchi


I botti - che non saranno mai come quelli di Napoli - la "vedova" nel frigo, i baci , gli auguri. Ogni volta ci si prova ad immaginare un futuro diverso. Ma perché quello che abbiamo non va bene ?
Certo fa parte del nostro modo di essere immaginarsi nuovi traguardi e se non si trasforma in un "piangersi addosso" va anche bene avere nuovi stimoli. E' un po' che penso alle solite cose: una lavoro con maggiori soddisfazioni, una vita più sana, una casa al mare....

Allora facciamo così:
mi metto d'impegno e scrivo VERAMENTE quello che vorrei fare quest'anno.
Provare a fare qualcosa nel campo del marketing. Di teoria comincio a saperne ma mi piacerebbe mettere in pratica qualcosa di più. Il ruolo in AlumniMIP mi interessa. Non so se avrà ancora un futuro, per ora lo tengo. Ma devo fare di più. Questo potrebbe essere un vero impegno per il 2010.
Creare un grande evento coinvolgendo Carlo Petrini di Slow Food (meglio sarebbe dire : di Terra Madre) e casomai provare a fare qualcosa anche per quella organizzazione (ora però non montiamoci la testa). Lavorare nel mondo del sostenibile e del marketing. Cominciamo ad essere esigenti! Ma se non diaciamo quello che vogliamo fare è difficile poi che qualcuno ci offra qualcosa.
Quest'anno provo a battere il record delle 10.000 pagine lette. Chissà se ci riesco. Nel frattempo aggiorno la mia libreria on line. Cambio anche il mio curriculum e.... vedremo.
Buon anno a tutti.