lunedì 9 settembre 2013

L'abito fa il monaco

Forse riconoscerete il Mahatma Gandhi in questa foto che lo ritrae quando viveva in Sud Africa ed esercitava il suo ruolo di avvocato.
Forse no, perché Gandhi siamo abituati a vederlo in  altro modo.
E non ci immagineremmo mai di accompagnare un testo che parla dell'opera svolta dalla "grande anima", riferimento di un'intera nazione e soprattutto della lotta da questa sostenuta nei confronti del Regno Unito per ottenere la propria indipendenza, con una foto che lo ritrae in abiti occidentali.
Gandhi è famoso per la lotta non violenta contro ogni discriminazione e razzismo nei confronti della popolazione indiana e di questa battaglia ne è diventato un simbolo.
E' proprio il simbolo Gandhi che quindi viene rappresentato nella nostra immaginazione come quell'uomo vestito in khadi e non certamente come un elegante signorotto in giacca scura e gilet.
Vedere Gandhi in abiti europei ne fa perdere tutto il carisma e addirittura farebbe apparire innaturale ogni sua richiesta di eguaglianza e libertà.
Insomma Gandhi è il signore esile ed emaciato che deve essere vestito con il suo dhoti bianco per poter rappresentare tutte le idee rivoluzionarie e innovative per cui ha combattuto durante tutta la sua vita. Non esiste un Gandhi in cravatta nella nostra mente e un'immagine che non lo rappresenti in quel modo farebbe perdere l'efficacia di qualsiasi discorso gli si sentisse pronunciare.
Insomma: l'abito è un elemento fondamentale di una personalità. Vestire in un certo modo significa presentarsi in un certo modo e voler trasmettere agli altri un certo modo di essere.
Un abito costituisce il proprio biglietto da visita prima che questo venga estratto dalla propria tasca. Molto spesso da come una persona si veste traiamo molte considerazioni che risultano fondamentali nell'instaurare un rapporto di conoscenza.
Ho sempre voluto presentarmi nel miglior modo possibile e quindi ho sempre tenuto in gran conto il vestito che portavo addosso. Questo non significa che sono sempre vestito "bene". Mi piace vedere un bell'abito, ma non è detto che io riesca ad essere sempre come un modello ad una sfilata. A parte poi, che non è detto che tutti i modelli di sfilate siano sempre risultati "belli" ai miei occhi. Il mio discorso però vuole essere un po' più generale e quindi non mi addentro in discussioni che riguardano la moda che non è quello di cui voglio parlare.
Voglio parlare di stile.... che è un'altra cosa.
A tal riguardo dico che, per me, abito significa "ciò che porto addosso" e non necessariamente un pantalone con giacca, camicia e cravatta. Per me abito è anche un pantalone ed una T-shirt.
L'importante è saper scegliere con stile e soprattutto indossarla con stile.
Esistono dei concetti di base che conviene conoscere e non saperli può causare delle situazioni imbarazzanti.
Ricordo che tempo fa sono stato a cena dopo una riunione di Alumni del MIP con Emidio Cesetti e abbiamo cominciato a parlare di vestiti e vestiario. Emidio è quello che io considero "un uomo di stile" e se vi capita di farci due chiacchiere ve ne potrete rendere conto.
Io credevo di essere, se non un esempio di eleganza, almeno una persona che si vestiva in modo decente ma dopo quell'incontro ho dovuto rivedere -e di molto - le mie considerazioni. Alcuni dettagli infatti, abilmente rilevati con molta educazione da Emidio, mi facevano apparire non proprio conforme ai dettami dello stile. Non parlo certo di calzino corto o cravatta a righe su camicia a righe (quello lo sapevo già), ma la camicia con tanto di taschino sul petto o la cintura marrone su un abito blu non erano proprio il massimo.
Ho capito quindi che qualche ripasso andava fatto e ho letto con molto piacere il libro (L'eleganza non ha tempo) regalatomi da Emidio che lui aveva scritto proprio per dare qualche "dritta" importante a chi vuole un consiglio su come comporre il proprio guardaroba. Vale ovviamente il solito detto: molto meglio pochi capi ma almeno di stile.
Per quello che si vede in giro una ripassata su questa tematica sarebbe opportuna per molte persone soprattutto perché, in base a quanto dicevo prima, il modo in cui ci presentiamo agli altri è fondamentale per far capire chi siamo. Non c'è storia.
E inoltre bisogna ricordarsi che non c'è mai una seconda opportunità per fare una buona prima impressione.
Proprio per questo devo quindi dirvi che il mio studio ha avuto anche altri sviluppi e ultimamente ho avuto modo di leggere (e di studiare) i consigli dati da Bernhard Roetzel nel suo libro L'uomo. Guida allo stile.
Si tratta di una guida che tocca tutti i punti relativi all'abbigliamento maschile e anche qui le cose che se ne ricavano (per chi è interessato a questo argomento) sono senz'altro utili.
Insomma: buona lettura.

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